La vergogna può portare ad attivare una rabbia per risalire la china dalla resa e la sottomissione verso la dominanza attraverso anche comportamenti violenti che possono avere degli esiti drammatici
Il meccanismo di inibizione della violenza non si attiva, provocando tali drammatiche conseguenze, quando l’altro viene percepito diverso da sè e non si prova quindi empatia nei suoi confronti. Anche fattori socio- economici e politici che deumanizzano, la circolazione di immagini violente che diventano un modello di apprendimento possono portare a un collasso di tale meccanismo autorizzando a tutta una serie di violenze.
Più si prova vergogna e ci si sente impotente più viene attivato il ciclo della violenza; i casi di cronaca di violenza familiare ed extrafamiliare sono purtroppo una conferma di tale meccanismo.
Colpa e vergogna non sono la stessa cosa
La colpa è rivolta a un comportamento specifico; il colpevole si sente responsabile di un danno che ha creato nell’altro o nella relazione con lui. Questa responsabilità esprime comunque forza e sottintende un potere di controllo
La vergogna ha invece a che vedere con un’immagine globale che l’individuo ha di se stesso: la convinzione di sè è di essere globalmente sbagliati e fatti male. Nella vergogna la rappresentazione dell’altro appare come superiore e quella di sè inferiore, connotata dall’aspettativa di ricevere un giudizio o disprezzo; si accompagna con uno stato di impotenza nel senso che è impossibile modificare se stesso.
Alla vergogna seguono comportamenti atti a nascondersi e a difendersi mentre dalla colpa derivano comportamenti riparativi cioè motivati al cambiamento