Vergogna: conosciamola meglio

Lo sviluppo della vergogna nell’uomo

Alla nascita il bambino prova uno stato generale di benessere e di malessere, successivamente compaiono il disgusto e la gioia; tra i 2 e i 4 mesi compare la rabbia, a 8 mesi la paura; a 15/18 mesi compare imbarazzo, a due anni invidia, tra i due e i tre anni insieme al giudizio di valore nasce la vergogna.

Traumi dell’attaccamento e vergogna

Il genitore che si relaziona con il bambino attraverso la derisione, il disprezzo, il rifiuto genera in lui un’emozione di vergogna. Il bambino cerca spontaneamente una connessione emotiva con il genitore che al contrario risponde con la critica o la derisione. Diventa così ipersensibile e si sente non amato e inadeguato con una conseguente produzione di maggiori livelli di cortisolo rispetto alla media ed elevati livelli di stress. Questo comporta una riduzione delle strategie di fronteggiamento di situazioni di tensione.

Un esempio di una mancata connessione emotiva è quando il genitore si rivolge al figlio dicendogli: “mi farai venire un infarto!”. Questo comporta l’attivazione della paura per la minaccia di perdere il genitore ma anche la colpa di fronte ad un’esagerazione colpevolizzante e la vergogna di essere un figlio di tale genere.

Il problema compare quando a queste fratture nella relazione non seguono delle riparazioni.

Anche l’assenza di piacere e di feedback positivi nella relazione genitore – bambino fa sì che quest’ultimo possa sviluppare un senso di sè come non piacevole, non amabile, non attraente. Così come la sensazione che altri fratelli possano essere i preferiti dei genitori può mettere in dubbio il proprio senso di desiderabilità con conseguenze sulla propria autostima e la nascita di un senso di inferiorità pervasivo.

La vergogna in psicologia viene definita anche la Cenerentola della emozioni spiacevoli perchè spesso viene nascosta anche durante le sedute di psicoterapia.

La vergogna implica infatti la dimensione del giudizio: ci si vergogna talmente tanto sia di avere avuto vergogna sia di ciò che l’ha causata che anche durante le sedute fatica ad emergere e, di conseguenza, non può essere affrontata e risolta

Le manifestazioni della vergogna

Quando proviamo vergogna non la sperimentiamo solo come sensazione psicologica e idea di sè di essere diverso, inadeguato, inferiore e sbagliato ma anche attraverso il corpo: inclinazione della testa verso il basso, arrossire, tachicardia, sensazioni di caldo e freddo sono i modi in cui la vergogna si manifesta.

Ma perchè si arrossisce?

Il rossore ha una spiegazione scientifica: l’adrenalina rilasciata in situazioni di stress determina la dilatazione dei vasi sanguigni, l’afflusso del sangue ai muscoli che serve per un comportamento di attacco/ fuga viene però bloccato e confluito sul viso e in altre parti del corpo che sono visibili determinando il tipico rossore. Il rossore sembra avere una funzione anche sociale in quanto si è più predisposti a perdonare chi arrossisce per la vergogna a seguito di un’azione imbarazzante

Quali sono i comportamenti generati dalla vergogna?  La vergogna non si manifesta solo con il desiderio di nascondersi e scomparire che portano ad evitare le situazioni che l’hanno generata o che la potrebbero generale, ma anche con comportamenti che mirano a celarla attraverso il sorridere, il fingere di essere a proprio agio, il cambiare argomento, il fare finta di non sentire, la compiacenza verso gli altri per conquistare la loro benevolenza, o attraverso il biasimo e la critica verso gli altri, la rabbia e l’attacco, e la tendenza ad essere perfezionisti.

Un comportamento criticista o rabbioso permette di allontanarsi dal senso di sconfitta che si prova con la vergogna; la rabbia serve infatti a mascherare l’inferiorità.