E’ innegabile che esista ancora una certa reticenza a rivolgersi allo psicoterapeuta, che viene a volte ancora etichettato come lo strizzacervelli o il medico dei matti.. certo che se i presupposti sono questi, sarà molto difficile decidere di chiedere aiuto!
Se la credenza è che chi va dallo psicologo rischia di intraprendere un percorso senza fine, di farsi mettere in testa delle idee pensate da altri, di essere uno “fuori di testa”, le emozioni che ne deriveranno di ansia e di vergogna orienteranno la scelta verso un’altra direzione.
Ossia “non ne ho bisogno, mi sfogo con qualche amico, adesso vedo di farcela da solo poi deciderò..” e via di questo passo.. ma il solo evitare, il non affrontare il problema, il mettere la testa sotto la sabbia di per sè non risolve la sofferenza.
Il disagio psicologico, lo stare male non significa essere matti.
Implica invece una sofferenza di pari dignità quale la sofferenza fisica e che merita di essere presa in carica ed affrontata.
Chi di voi se ha un persistente mal di schiena che gli impedisce di lavorare o divertirsi non decide di consultare un medico?
La tristezza, quella che ti blocca e non ti permette di trovare sollievo in niente, che non ti fa più trarre piacere dalle cose che prima ti piaceva fare
La rabbia, quella che ti acceca, da cui ti senti travolto e che ti porta ad un comportamento impulsivo o vendicativo
L’ansia che ti fa mancare il respiro, quella sensazione di dover stare sempre all’erta non sapendo neanche bene da che cosa
..e si possono elencare tutte le emozioni: tutti le sperimentiamo, ma quando queste diventano ingestibili, invadenti tanto che le attività quotidiane ne risultano compromesse è un segnale che vale la pena di fermarsi, di andarci a guardare dentro, di ascoltare il nostro malessere superando la vergogna ed il senso di colpa e chiedendo un aiuto esterno
“Non riesco più ad uscire con gli amici, ho paura di avere un altro attacco di panico”
…”Non mi interessa più niente, non mi sento capito, tutti sono migliori di me, mi sembra di essere un alieno sulla terra”
…”Se non controllo e ricontrollo più volte di avere chiuso l’auto è un pensiero fisso, non riesco a fare niente altro”
…”Non sopporto che mio marito si comporti in questo modo, è una totale mancanza di rispetto, mi fa venire una tale rabbia che mi si chiude la bocca dello stomaco”
.. e gli esempi possono proseguire, il senso è che ad un certo punto della vita succede qualcosa per cui nulla è come prima, ed inizia uno stato di disagio cui si cerca di fare fronte con le strategie con cui solitamente si sono sempre affrontati i problemi… ma questa volta non funzionano e si continua a stare male.
E ci si trova nella spiacevole situazione di non riuscire nè a cambiare strategia per ottenere quello che si vuole nè a decidere di rinunciare ad ottenere ciò che al momento è precluso sostituendolo con uno scopo alternativo.
La relazione con il terapeuta è una relazione professionale, collaborativa ma non amicale.
E’ un professionista competente ed esperto della psiche umana che dà informazioni e chiarimenti sui sintomi portati, sulle tematiche psicologiche ed aiuta il paziente a guardarsi dentro e a capire i motivi della sua sofferenza.
In ottica di collaborazione mette a disposizione del paziente le tecniche e le strategie di cui è esperto al fine di sperimentare nuovi modi di affrontare il sintomo che provoca sofferenza, ma non tratta tutti i pazienti nello stesso modo applicando in modo rigido le strategie.
La terapia è un vestito su misura che deve essere cucito sulla persona secondo le sue caratteristiche, e per funzionare il paziente la deve sentire e fare sua, altrimenti resterà qualcosa di imposto e lontano da sè.