Disturbi da stress

STRESS E TRAUMI

E’ ormai ben noto che i traumi psichici e, più in generale gli eventi stressanti, possono modificare il comportamento di chi li ha subiti, anche a distanza di anni dagli episodi che li hanno determinati.

Il campo dei disordini post traumatici da stress è stato oggetto di numerosi studi in rapporto ai disturbi dell’umore di persone che hanno vissuto calamità naturali o sono state vittime di abusi.
Ma non sono solo gli adulti a subire gli effetti di stress e traumi: negli ultimi anni si è scoperto che il cervello infantile è molto sensibile all’azione degli ormoni coinvolti nello stress (tipicamente il cortisolo prodotto dai surreni) e alle alterazioni di mediatori nervosi come noradrenalina, dopamina e serotonina.

Nello specifico, Gross e collaboratori (2002) hanno osservato che, quando un bambino ha subito degli stress precoci, è stato oggetto di abusi o di scarse attenzioni materne, avviene uno
sregolamento dei recettori della serotonina che diventano ipersensibili: ciò comporta una maggiore reattività a quegli eventi stressanti e ansiogeni che, eventualmente,  si verificheranno nell’età adulta.

In sostanza,  un trauma o una situazione negativa nel corso della prima infanzia può riflettersi negativamente sul comportamento dell’adulto a causa di modifiche durature della biologia cerebrale. Gli studi epidemiologici hanno dimostrato che nell’adulto gli attacchi di panico, l’ansia o una propensione alla depressione possono affondare le loro radici nelle dinamiche infantili.  
In altre parole, i traumi precoci sensibilizzano ai traumi che possono colpire l’adulto.

IL RUOLO DELL’ESPERIENZA PRECOCE

Il maltrattamento emotivo infantile può avere un forte impatto sullo sviluppo cerebrale e, di conseguenza,  sul comportamento e sull’emotività.
Nei bambini che hanno sofferto di carenze affettive si può verificare un ridotto sviluppo della corteccia prefrontale, in particolare del lobo cerebrale sinistro,  anche quando non si sono verificate forme di abuso fisico o sessuale. 
Questi effetti su aree corticali coinvolte in funzioni emotive possono spiegare la ragione per cui i bambini maltrattati emotivamente sviluppino con maggiore facilità forma depressive o disturbi cognitivi.

Di recente diversi studi hanno indicato come vi sia una relazione positiva tra le cure prestate dalla madre nel corso della prima infanzia,  un buon sviluppo cognitivo ed emotivo e il volume di una struttura cerebrale, l’ippocampo, che è coinvolto in una serie di processi emotivi e cognitivi, tra cui apprendimento e memoria.
La ricerca più rilevante di Luby e collaboratori (2012) è uno studio longitudinale in cui è stata fatta una valutazione obiettiva del rapporto tra la qualità delle cure materne negli anni prescolari e il suo impatto sul volume dell’ippocampo, valutato in età scolare grazie a tecniche di brain imaging.
I risultati di questa ricerca hanno dimostrato che era possibile prevedere, sulla base della qualità delle cure materne, il futuro sviluppo dell’ippocampo, che poteva avere un incremento di oltre il 10% rispetto a bambini con scarso supporto materno.
Un ippocampo più voluminoso,  come indicano numerosi dati, comporta un maggior equilibrio emotivo e consente una maggiore plasticità cognitiva, a iniziare da una memoria più efficiente.